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E nel mezzo...Portopiccolo
Il contemporaneo reinterpreta la materia come forza e il vuoto come un campo "potenzialmente attivo". Secondo la teoria dei campi il vuoto "fisico" e' una realta' che vive e che si inserisce nel processo continuo della creazione. Mario Vidor ancora una volta dimostra la sua vicinanza alle categorie piu' rappresentative della cultura contemporanea, e percorre con la sua macchina fotografica un lungo tratto di costa triestina, a partire dal vuoto simbolico del golfo di Portopiccolo, che si trova a meta' strada tra il castello di
Duino e quello di Miramare. Sta giusto nel mezzo, nota l'artista.
Nel mezzo tra cielo, terra e mare e rappresenta simbolicamente il giusto punto di relazione da cui partire per un viaggio di conoscenza e scoperta di questo territorio: in mezzo tra un passato di natura e un presente di esistenza vitale.
A caratterizzare lo sguardo dell'artista il desiderio di cogliere le diverse specificita', di rendere la complessita' e la dimensione del divenire che qualificano non solo l'ambiente, ma soprattutto la vita che in esso si sviluppa.
Fiori spontanei illuminano gli scogli; allevamenti di mitili disegnano splendide geometrie sul mare; gabbiani e cormorani si riposano sui moli; terre e pietre arse dal sole, percorse
dal vento delineano il profilo morbido del Carso, attraversato da sentieri naturalistici e culturali. I Castelli e i loro parchi, le fontane, le sculture, i bambini in gioco, le persone in visita, i dettagli e le testimonianze del passato e del presente, tutto merita l'attenzione
partecipata di Mario Vidor che sceglie il quotidiano, i colori e le luci del presente per restituire atmosfere reali.
Il centro di Portopiccolo offre spunti particolari di confronto e apprezzamento, tanto per la costruzione quanto per il progetto e la riqualificazione di un territorio ferito dai lavori di cava, abbandonati da tempo. Mario Vidor cerca tracce di questo passaggio in quanto riflessioni che riguardano tutti quegli aspetti naturalistici, storici e sociali ad essi sottesi: tutto cio' gli permette l'utilizzo di atteggiamenti estetici fondati sulle relazioni culturalmente determinate, esistenti tra scelte architettoniche e visioni del mondo. La forma che autosignifica, l'ordine ricercato, l'equilibrio strutturale, l'esteriorizzazione della norma altro non sono che espressioni della concezione dell'arte di Mario Vidor. Attraverso la fotografia egli estrae la sostanza delle azioni vitali che classifica e descrive, secondo teorie formalistiche contemporanee all'interno di un astratto mondo di archetipi atemporali.

Alessandra Santin
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